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アップデイトダンスNo.108『ベートーヴェン 神様とにらめっこ』  & 109『ケイジの夢』|丘山万里子

♪アップデイトダンスNo.108『ベートーヴェン 神様とにらめっこ』
2024年12月15日 KARAS APPARATUS

♪アップデイトダンスNo.109『ケイジの夢』
2025年1月20日 KARAS APPARATUS

Reviewed by 丘山万里子(Mariko Okayama)
Photos by Akihito Abe

→Italian

年末恒例ベートーヴェンに合わせてかどうか、勅使川原三郎、佐東利穂子、オフィーリア・ヤングによる『ベートーヴェン 神様とにらめっこ』を昨年末に鑑賞、年初めには勅使川原、佐東『ケイジの夢』を。偉大なる楽聖の次に現代音楽の大家というのも面白い取り合わせ。
そして得た、示唆の深さ。

『ベートーヴェン 神様とにらめっこ』。
にらめっこ、は疲れる。じっと凝視めていないと負けだ。
睨めっこしましょ、あっぷっぷ。
いや、そういう話ではないにしても、この演目は見る方もかなりきつかった。
いたって静やかな導入から、闇の中、照明を少しずつ、あるいは大胆に変えながら、光と影を纏って踊る勅使川原と佐東。この二人には、同期、ずれ、遭遇、離反など様々が生み出す優しい曲線の曳行が常にあり、両者の質量と引力の描く世界にいつもながらに息を潜める。それはベートーヴェンを材に編まれた音楽とともに変化、流れてゆくから、目が離せない。そこへもう一人加わると、何に焦点を合わせ、どこを追えばいいかわからなくなる。この感じは、流れ星を見るのに似る。視野を限定、焦点を絞ると、流星を見る確率は減る。ぼうっと、なんとなく見なければ。であるのに、眼(意識)はどこかに集中したがる。
もう一つ、上記二人は全く無音でするすると弧を描くが、ヤングはたまに微かに足裏の擦れる音がしたりする。
そう、ほんのわずかの軋み、それが加わることで全体に生まれるある種の劇性。
以前見た、やはり三人でのダンスNo.100 記念新作『素晴らしい日曜日』(2023/11)* のハビエル アラ サウコを思い出す。彼の波動・身体感覚は、私にはバレエ的に思われ、勅使川原・佐東の同質性(にも両者の異質は含まれるが)とははっきり異なって見えた。その異質が生み出す摩擦熱のようなものが、ステージにあった。
終盤近く、徐々に三人が絡み、近づき、離れ、ほぐれてゆく。
筆者はこの時はじめて、ダンスで涙が滲んだのだった。ウクライナのことを想起したのだと思う。終景、三人が頭を寄せ合い、光を仰ぐ。
どんなに不条理で酷烈な世界であっても、人はこのように互いに「在る」ことができる。そんな声が聴こえた気がした。
終演後のステージで勅使川原が、リハが終わって二人が消えたので、そっと見たらそれぞれ物陰で泣いていた、と言うので、驚いた。
想いを踊る、想いは届く。

『ベートーヴェン』のヤングは。
例えば佐東と二人で重なるように、光へと眼差しをあげる。指先を揃えて。ヤングの表情は濃く、佐東は静か。それだけのことが、相似空間に穴をあける。そこここに鋳込まれた、小さな間隙と凹凸、そして極小のドラマトゥルギー。
1時間ちょっと。かようにスリリングな眼前のシーンに、おいてけぼりを食うまいと凝視し続けた筆者は、疲弊してしまった。
が、最後、勅使川原がふり仰いだのは、やはり人類の希望とか憧憬だった気がする。
それでほっと心身が溶けたら、ステージ奥の闇に何やらベートーヴェンの気配が...?

ちなみに、勅使川原はそれぞれの公演タイトルに短いコンセプトを付ける。説明でも解説でもなく、イメージ、だろうか。
紹介しておく。

音楽が発火する 夜を昼に変える
隠された笑顔から光が刺す 感情の交響楽
轟音の沈黙 闇より暗い輝き 悲劇的な大喜劇
音楽の形をした心臓 神様とにらめっこ

*   *   *

さて、『ケイジ』。
筆者のケイジ(ここではタイトルに準ずる)像は、あまり良いものでない。
思想家? 『4分33秒』?『易の音楽』?
彼が「前衛」に躍り出たのは、従前を逆手に取った発想転換にすぎない。むろん、それは大したことだが、そこから何を生んでゆくかが大事で、おおかたの信奉者はその宙返りへの拍手で終わっていよう。
彼は1950年代、コロンビア大学での大拙の講義に傾倒、大きな影響を受けた。62年来日時、大拙との対談でその感動を述べている。
「忘れられない言葉は、山は山である。春は春である”という、あの名句です。私はその時“音は音である”と霊感のように思ったんです。」
この句は古の中国禅師語録にある「山是山水是水」由来のものだが、伝統的な読解文脈としては「〜である」の前に「〜ではない」という否定があり、それを禅の極意「即非の論理」と言う。大拙はそのあたりを著作『Zen and Japanese Culture』でこう説明している。「When asked “What is Zen?” the master sometimes answers, “Zen, ” and sometimes “Not Zen”.」 これは「〜は〜でなく〜でもない」と、否定の積み上げで本質に迫る古代インドの思考法の延長線上にあるもので、「非(あら)ず」を通って「即」となる禅的言辞と思えばよかろう。この「即」から仏教的「ありのまま」「無」「空」が出てくるわけだが、非から即への転回跳躍こそが禅の肝。ケイジの霊感「音は音」が空っぽの『4分33秒』を生んだのも頷けようか。

筆者はケイジの音楽は退屈で、興味を覚えた記憶がない。
だが、なんと。
冒頭、音の優しい滴り(と感じたから不思議)、闇に浮かぶ肢体がその流れゆくさまにのって緩やかに舞う。
美しい。
ケイジってこんなに美しかったんだ。
時折のクラスターにせよ、それは全く自然で、二人の身体揺動の波の上を瞬光となってかすめる。美しい。
なるほど、ケイジにはマース・カニングハムがいた。ケイジは彼のダンス音楽を書き続けたから、当然と言えば当然ではあろうが(そのステージ、むろん筆者は知らないが)、ひょっとするとケイジの「音楽表現」とは、ダンスをもって初めて完成したのでは、とさえ思う。
勅使川原と佐東はいつもながらの抑制の効いた挙措と所作で闇と光をうねってゆくのだが、そのラインは音楽の流れそのままの線描画、APPARATUSの空間に飾られた勅使川原のドローイングに似る(が、違うとも思え、この先は筆者にはまだ不明)。
そうして彼らの残像残影が宙空に無数の微粒子となって散らばり、さざめき響き合う音景色。音種、曲趣は時々に異なれど、それは例えばベートーヴェンのようなドラマトゥルギーやある種の物語性をもたず、ただその時その時の様態として流れ続ける、そんな感じ。
その間、筆者は時に目を閉じ音楽だけに漂い、刻々変化する眼前のダンスの凝視集中に囚われることなく欠落感もなく、ただ彼らとともに宙を遊泳した。これも今回、初めての体験。
そして思った。
ダンスは必ず存在の重量・質量・引力への挑戦・抵抗を伴うが、そこには「支配」という欲望が垣間見える。高く跳ぶ、高速で回転する、折りたたむ、といった風に。コントロールとは、自らの身体の自覚と支配であると同時に、外界、自然界への抵抗と制圧でもある。
けれどこの二人はいつも、決して飛び跳ねず、床上を無音で滑り、蹴らずに浮かぶ。重量・質量・引力の支配構造からどこまでも身を引いてゆくダンス。そのような力関係ではない、「親和性」だけで成り立つ「かかわり方」があるみたい。
親和性というのは、空を切るのでなく空に「馴じんでゆく」あり方とか姿勢のようなもの。
触れるようで決して触れない二人の間合い、呼吸感が描く軌跡が顕にする何か。例えば眼差しとか指先とかつま先とかの先端は「ぼかされ」る。力の凝縮点、屈折点を作らない。あるいは全体の身体・運動の輪郭が、にじみ続け、たわみ続けて宙を伸長伸縮してゆくような。あらがうことなくじんわりなじんでゆく運法で、力による制圧の痕跡がどこにもない。対象に到達することなく、手を伸ばして触れることなく、何かをあからめてゆく運動としてのダンス。
似ている、古代インド龍樹(ナーガールジュナ)の『中論』の否定論法に。

今回は、そこまで、だ。
ただ、この『ケイジ』で初めて、筆者は古代インドの否定論法のなんたるかを、知識とか言辞でなく、もしかしたらこういうこと?と体感したように思う。
そうして、二人のダンスが常に湛える、勅使川原の敬虔さと佐東の含羞のしなやかな混交美の、底に流れるもののなんたるかを、わずかに感触したように思う。
だからこそ海外での活躍があり、そのメソッドを学ぼうと若いダンサーたちがこのステージに集うのではなかろうか。
ベートーヴェンの次に来たケイジ、この2つが並んだ意味は、筆者には大きかった。

『ケイジ』のコメントは以下。

作曲家ジョンケイジは不思議な存在 明快であるがゆえに謎
純粋を求めつづけた触媒の思想の実践家 透明な偶然から時間
を掘り出し 数字から「夢」や「地形」を作り 天体の無い宇宙
をデザインした 原始を現在にする距離を作る 謎々のキノコ顔

(2025/2/15)

―――――
アップデイトダンスNo.108『ベートーヴェン 神様とにらめっこ』
演出. 照明:勅使川原三郎
アーティスティックコラボレーター:佐東利穂子
出演:勅使川原三郎、佐東利穂子、オフィーリア・ヤング(バーゼルバレエ団)

アップデイトダンスNo.109「ケイジの夢」
演出. 照明:勅使川原三郎
アーティスティックコラボレーター:佐東利穂子
出演:勅使川原三郎、佐東利穂子
曲目(APPARATUS提供)
:One ピアノのため
Four 弦楽四重奏のため
Dream ピアノ

*アップデイトダンスNo.100『素晴らしい日曜日』
演出. 照明 : 勅使川原三郎
出演 : 勅使川原三郎、佐東利穂子、ハビエル アラ サウコ
コメントは以下。

ありふれた日曜日の朝
秋晴れなにかいい事がありそうな
午後になると突然の激しい雨
びしょ濡れの空・ずぶ満れの靴下
それぞれの日曜日の夜

 

Update dance nº 108 Beethoven e il gioco di chi ride per primo
15/12/2024 KARAS APPARATUS (Tokyo)
Update dance nº 109 Il sogno di Cage
20/1/2025 KARAS APPARATUS
Fotos: Akihito Abe 
Recensione: Mariko Okayama
Traduzione dal giapponese: Cristian Cicogna

Chissà se per rispettare la tradizione che vuole Beethoven abbinato al Capodanno, ad ogni modo ho assistito a due spettacoli di danza: a dicembre Beethoven e il gioco di chi ride per primo con Saburō Teshigawara, Rihoko Satō e Ophelia Young, e a gennaio Il sogno di Cage con Teshigawara e Satō. Interessante abbinamento della grandiosa musica del celebre compositore con quella contemporanea di un grande maestro. Cosa da cui ho tratto profonde suggestioni.

Beethoven e il gioco di chi ride per primo
Gioco estenuante: guardarsi fissi negli occhi cercando di restare seri. Ah, hai riso, ho vinto io!
Non era esattamente questo, comunque è stata una fatica anche per il pubblico.
L’ingresso nel più assoluto silenzio, al buio, poi, con le luci in crescendo, ma a volte con cambi improvvisi, Teshigawara e Satō danzano avvolti fra luce e ombra. I loro corpi, con il gioco di sincronismi e asimmetrie, incontro e allontanamento che genera un filo ininterrotto di dolci curve, e il mondo creato dalla massa dei corpi e dalla loro forza di gravitazione mi inducono sempre a trattenere il respiro.
Tutto ciò varia e scorre sulle note di brani di Beethoven, per questo non si può staccare lo sguardo. Se poi entra in scena un altro elemento, non si sa proprio dove puntare l’attenzione, cosa seguire. Come quando si cerca di vedere delle stelle cadenti. Se si restringe il campo, focalizzandosi su un punto, la probabilità di vederle si abbassa. Meglio guardare vagamente, eppure l’occhio (la coscienza) tende a concentrarsi su qualcosa di preciso.
Un’altra cosa: mentre i primi due volteggiano leggiadri, senza far rumore, Young strofina piano i piedi sul pavimento. Un esile fruscìo, che tuttavia regala all’intera scena un tocco di teatralità.
Questa cosa mi ha fatto tornare alla mente un altro spettacolo a tre, Una bellissima domenica, in occasione della centesima produzione di KARAS del novembre 2023, con Javier Ara Sauco. I suoi movimenti sinuosi, la percezione del proprio corpo che richiamano il balletto classico mi sono apparsi molto diversi dalla omogeneità, pur nelle rispettive differenze, che accomuna Teshigawara e Satō. Anche su quel palco si percepiva una specie di calore provocato dall’attrito di nature tanto diverse.
Sul finale, i corpi dei tre danzatori poco a poco venivano a interagire, avvicinandosi per poi allontanarsi, e sciogliersi del tutto.
Per la prima volta a uno spettacolo di danza mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Probabilmente per il fatto che ho pensato all’Ucraina.
Nella scena finale tutti e tre, avvicinate le teste in un unico abbraccio, guardavano in alto verso la luce.
Per quanto il mondo possa essere incomprensibile e spietato, le persone, come su quel palco, possono coesistere. Ho sentito come una voce che mi diceva così.
Dopo lo spettacolo, Teshigawara ha raccontato alla platea, con mia grande sorpresa, che alla fine delle prove loro due erano spariti e che li aveva visti piangere di nascosto.
Questo significa danzare le emozioni, e trasmetterle al pubblico.

La Young di Beethoven.
Per esempio, quando lei e Satō danzano sovrapponendosi, gli occhi rivolti in alto alla luce, le dita unite. La sua espressione è intensa, quella di Satō, invece, serena. Può sembrare banale, ma la loro analogia apre un varco nello spazio. Colmano uno stampo qua e là, una piccola fessura o un dislivello, creano una infinitesimale drammaturgia.
Un’oretta in tutto, ma seguire le avvincenti scene che si susseguivano davanti agli occhi senza perdermene una mi ha lasciata completamente esausta. Tuttavia, l’ultimo sguardo di Teshigawara rivolto verso l’alto mi ha dato proprio l’impressione che rappresentasse i desideri, le aspirazioni del genere umano.
Tirato il fiato, nel buio del fondo del palcoscenico mi è sembrato addirittura di percepire la presenza di Beethoven.

Fra le altre cose, Teshigawara è solito aggiungere un breve commento scritto al titolo dello spettacolo rappresentato. Non si tratta propriamente di spiegazioni o note di regia, ma piuttosto di immagini.
Ecco quello inerente a Beethoven.
La musica avvampa Trasforma la notte in giorno
La luce penetra da un sorriso celato Sinfonia di emozioni
Silenzio assordante Bagliore più buio dell’oscurità Una grande commedia tragica
Un cuore a forma di musica Gioca con Dio a chi ride per primo

*   *   *

Veniamo a Il sogno di Cage.
John Cage, a cui si riferisce il titolo, non mi piace molto.
Un pensatore? 4’33’’? Music of Changes?
La sua svolta nell’avanguardia non è altro che un cambio di pensiero che capovolgeva il precedente. Non dico che non sia una cosa da poco, ma ciò che conta è cosa riesci a generare partendo da lì. Invece la maggior parte dei suoi seguaci si è esaurita in un applauso a quel salto mortale.
Cage negli anni ’50 segue assiduamente le lezioni del filosofo e divulgatore buddista Daisetsu Suzuki presso la Columbia University, che hanno su di lui un grande impatto. Ricorderà l’emozione provata nell’intervistarlo in occasione di una sua visita in Giappone nel 1962 con queste parole:
‘‘Non posso dimenticare il celebre verso ‘La montagna è montagna, la primavera è primavera’. In quell’istante ho avuto come un’ispirazione: Il suono è suono.’’
Si tratta della citazione di un antico maestro zen cinese, ma l’interpretazione tradizionale del contesto vede davanti alla formula affermativa quella negativa, ovvero l’elemento essenziale del buddismo zen: la cosiddetta ‘logica dell’immediatezza’. Daisetsu, nel suo libro Zen and Japanese Culture, lo spiega in questi termini:
‘‘When asked “What is Zen?” the master sometimes answers, “Zen,” and sometimes “Not Zen”.’’
La doppia negazione ‘non è questo, ma non è nemmeno quello’ la si ritrova sul filo dell’antico pensiero indiano che mira all’essenza delle cose. Dire che attraverso il ‘nulla’ si giunge all’‘immediato’ è una formula linguistica tipica dello zen. Il termine ‘immediato’ porta di conseguenza ai concetti buddisti di ‘realtà’, ‘assenza’, ‘vuoto’, per tanto il grande salto dal nulla all’immediato è la quintessenza dello zen. Risulta così evidente come l’ispirazione di Cage ‘Il suono è suono’ lo abbia portato alla composizione del brano 4’33’’.

Trovo la musica di Cage noiosa, non mi hai mai suscitato interesse.
Eppure…
Sul suono iniziale, un dolce gocciolio (la sorpresa di averlo colto come tale), arti che leggiadri scorrono danzando come sospesi nel buio.
Bello.
Cage nascondeva questa bellezza!
Anche quando è improvvisa e cacofonica esplosione di suoni, del tutto naturale per altro, si fa lampo sulle onde dei due corpi fluttuanti.
Davvero bello.
Logico, Cage aveva Merce Cunningham. Ha continuato a scrivere musica per i suoi balletti, dunque (per quanto non conosca i suoi spettacoli) mi viene naturale pensare che l’espressione musicale di Cage si completi soltanto una volta accompagnata alla danza.
Teshigawara e Satō ondeggiano fra luce e buio nel loro solito portamento controllato. E quelle linee tracciate a disegnare nitidamente il flusso della musica mi sembrano assomigliare ai disegni dello stesso Teshigawara esposti in questo studio (anche se non ne sono ancora del tutto convinta).
Le scie tracciate dai corpi in movimento sono come miriadi di particelle disperse nel vuoto che si scontrano rumorosamente con il panorama sonoro. Il tipo di suono, il gusto musicale spesso divergono, non c’è la drammaturgia, il senso del racconto che troviamo per esempio in Beethoven, la musica scorre di volta in volta in base alla condizione di quel momento.
Chiudo gli occhi lasciandomi trasportare dalla musica, senza farmi imprigionare dal voler fissare la danza che di continuo cambia davanti a me, ma senza provare una sensazione di perdita. Soltanto fluttuo nel vuoto, insieme a loro.
Anche questa per me è un’esperienza del tutto nuova.
E penso.
La danza porta con sé la sfida e la resistenza al peso e alla massa dei corpi, e alla forza di gravitazione, ma si intravede anche il desiderio di ‘controllo’. Salti, rotazioni veloci, piegamenti. Il controllo, invece, si basa sulla percezione e la padronanza del proprio corpo e, allo stesso tempo, la resistenza e il dominio sul mondo esterno, sulla natura.
Invece Teshigawara e Satō non saltano, scivolano senza far rumore, fluttuano senza calciare. La loro è una danza costruita sul controllo di peso, massa e forza di gravitazione, ma che non sembra implicare il corpo. Non è un gioco di forze, quanto piuttosto un ‘coinvolgimento’ che nasce dalla ‘compatibilità’.
Compatibilità significa un modo di stare e tenere una postura che non tagli lo spazio, ma che vi si adatti.
In loro è la distanza fra i corpi che sembrano entrare in contatto eppure non si toccano mai, le traiettorie disegnate dai respiri. Gli sguardi, le punte delle dita e dei piedi che ‘sfumano’.
Non hanno un punto di condensazione della forza, né quello di rottura. È come se la silhouette dei corpi in movimento si adattasse continuamente allo spazio, deformandosi, allungandosi e accorciandosi senza sosta. Movimenti morbidi, che non oppongono resistenza, non vi è traccia di un uso muscolare della forza. Una danza che non vuole raggiungere uno scopo, non una mano che si tende per toccare qualcosa, piuttosto movimenti che emanano luce.
In questo assomiglia alla teoria della non-sostanzialità contenuta nell’opera La via di mezzo del monaco buddista indiano dell’antichità Nāgārjuna.

Mi fermo qui.
Tuttavia ho l’impressione, con Il sogno di Cage, di essere riuscita per la prima volta a provare concretamente il senso della sopraddetta teoria, non soltanto come conoscenza o linguaggio. E grazie a ciò, di aver potuto accarezzare vagamente quel qualcosa che scorre sul fondo della duttile miscela fra la dedizione di Teshigawara e la riservatezza di Satō, quella bellezza di cui è sempre intrisa la loro danza.
E non sarà un caso se, oltre al successo del loro lavoro all’estero, molti giovani danzatori si ritrovino in questo studio per imparare il loro metodo.
Prima Beethoven, e poi Cage. Questa successione ha avuto un grande impatto su di me.

Le parole di Teshigawara su Il sogno di Cage.
Personaggio incredibile il compositore John Cage Proprio perché chiaro, pieno di mistero
Realizzatore di un pensiero catalizzatore che ricercava la purezza Una indecifrabile faccia da fungo
Che ha esumato il tempo da una casualità trasparente Costruito ‘sogni’ e ‘terre’ dai numeri
Disegnato un universo senza corpi celesti E realizzato la distanza che rende il primitivo contemporaneo

(15/2/2025)

Update dance nº 108 Beethoven e il gioco di chi ride per primo
Regia, luci: Saburō Teshigawara
Collaborazione artistica: Rihoko Satō
Danza: Saburō Teshigawara, Rihoko Satō, Ophelia Young (Theater Basel Ballet)
Update dance nº 109 Il sogno di Cage
Regia, luci: Saburō Teshigawara
Collaborazione artistica: Rihoko Satō
Danza: Saburō Teshigawara, Rihoko Satō
* Update dance nº 100 Una bellissima domenica
Regia, luci: Saburō Teshigawara
Danza: Saburō Teshigawara, Rihoko Satō, Javier Ara Sauco
Commento di Teshigawara:
Una domenica mattina come tante altre
Terso cielo autunnale che promette bene
Nel pomeriggio all’improvviso un temporale
Cielo fradicio e calzini zuppi
Domenica sera ognuno per conto suo

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