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Pick Up (2022/11/15)|Mario Brunello: esibizione solistica di Bach|Mariko Okayama

Mario Brunello: esibizione solistica di Bach

28/10/2022 Kioi Hall (Tokyo)
Text by Mariko Okayama
Traduzione dal giapponese: Cristian Cicogna
Photos by Rikimaru Hotta

>>>Giapponese

Primo di due concerti di Mario Brunello, uno dei più virtuosi violoncellisti del mondo. Dodici opere di Bach, una doppia combinazione di tre suite per violoncello e tre partite per violino solo suonate al violoncello piccolo: una maratona musicale di tre ore con due pause intermedie.
Mentre tornavo a casa lungo i viali di Yotsuya che costeggiano il fiume, mi sono persa in questa riflessione quasi esasperante.
L’apice a cui punta un uomo è infinito, senza limiti.
Una bella notte limpida con la luna crescente.
Vivere volgendo lo sguardo al cielo, in cerca di che cosa?
L’uomo, pur dentro i limiti del corpo e della mente, abita un cosmo senza confini.
L’immensa, austera indifferenza di chi, per nulla impensierito, si erge in tale posizione.
E lui ci guida a tale sensazione: si può volare veramente in alto, veramente lontano!

Le tre suite per violoncello, banale dirlo, erano meravigliose, ma la Ciaccona della Partita n. 2 era davvero di un’altra dimensione.

Il violoncello piccolo, come dice il nome, è di dimensioni lievemente ridotte rispetto al violoncello e, dopo un periodo di gloria fra il XVII e il XVIII secolo, è finito nel dimenticatoio. Brunello esegue le composizioni per violino solo, utilizzando un violoncello piccolo fabbricato dall’amico liutaio Filippo Fasser su un modello di Amati. Riscoprendo così, afferma, l’inestimabile tesoro nascosto nella parte oscura della luna che è l’universo bachiano.
Brunello entra in scena tenendo in mano i due strumenti come un gentiluomo tra due dame, con un’espressione raggiante. Ha l’aria di un bambino che abbia ricevuto un nuovo giocattolo, impaziente di esibirsi in Giappone.
Il suo violoncello piccolo, osservato da lontano, appare appena più piccolo. A quattro corde rispetto alle cinque dell’Amati, su richiesta del Maestro, e accordato un’ottava sotto a quella del violino. Uno strumento del 2017: per certi versi un’incognita, soprattutto dal punto di vista dei giapponesi, che prediligono manufatti d’epoca o di celebri liutai.
Ma in mano a Brunello, la cosa poco importa. Anzi, proprio in quanto creazione di un artista contemporaneo, c’è probabilmente un aspetto gioioso. Ci sono esempi fin dal passato di opere realizzate attraverso la collaborazione tra compositore e suonatore, ma se parliamo di strumenti, i casi destano maggiore stupore.
Ad ogni modo, in ogni epoca sono gli individui dotati di smisurata curiosità, impavida sconsideratezza e giocosità a fare da apripista.

La Ciaccona con il violoncello piccolo.
Ne ho ascoltate tante, ma mai una così intensa, maestosa, talmente sublime. Un’opera famosa rende la scalata possibile, qualunque sia la strada.
Il timbro, soprattutto. Una profondità di scavatura che non è quella né del violino né del violoncello. Più che profondità, acutezza, direi. La tensione del timbro delle note alte, quello un po’ rustico delle gravi davano la sensazione come di vari colori che si mescolassero tra loro, frusciando.
L’espandersi del potente archeggio del tema iniziale, con una sfumatura di asprezza, è la prima cosa che colpisce. Come può ogni singola corda, combinata con le altre, produrre un simile timbro? È come se tutti i suoni, le voci, le grida finora ascoltate distrattamente, prendendo via via una forma chiara, andassero a disegnare un unico paesaggio. E l’occhio coglie simultaneamente quello prossimo e quello distante. La stessa cosa per l’armonia. La duplice sensazione di un sussurro trattenendo il respiro, a volte una pugnalata al cuore, altre una carezza, qualcosa che si sposta insieme al suono eppure rimane immobile in un punto. Pur rimbalzando con leggerezza, si fa carico di tutto il peso. Tutto contiene una contraddizione. Forse a dire che il mondo è bello perché è vario?
Il basso ostinato in una trentina di variazioni e tutte le melodie che lo colorano, lo contornano o lo abbelliscono, incalzando quasi fisicamente l’uditore: non avevo mai provato nulla di simile.
Ciò deriva, a mio parere, dalla peculiarità dello strumento (particolarità del suono), dalla peculiarità dell’esecutore che lo tocca, oppure dalla personificazione dello strumento, cioè il fatto che abbia un’anima.
Non so dire quante volte mi sia sentita morire. Poi risuscitavo nelle parti centrali, quando facevo un respiro profondo, come illuminata dalla luce delle stelle, soltanto per essere di nuovo trafitta dai bassi…
Brunello suona spesso ad occhi chiusi, in modo frenetico, quasi abbracciando il violoncello, ma sempre con un che di angelico.
Nel finale, dove dal tranquillo monologo del pianissimo si risale lievemente, per poi affrontare l’ultima discesa, tutto viene risucchiato da un buco nero, dall’origine dell’universo. Infine, un lunghissimo silenzio.
Un uomo, con un solo strumento, può fare miracoli.

Bach non era una persona comune. In altre suite e partite emerge qua e là un Bach all’avanguardia per il suo tempo, che è giunto fino ai nostri giorni. Ma questo forse deriva dalla sensibilità di Brunello.

Era il dicembre del 1998 quando lo ascoltai per la prima volta, nella stessa Kioi Hall di oggi. E scrissi che se l’allora popolarissimo Yo-Yo Ma era un uomo contemporaneo che girava tra i media a bordo di una bella auto sportiva, Brunello era un uomo classico che arava i campi della musica degli antenati.
E continua a farlo. Con in mano la zappa dell’innovazione. Ma soprattutto, credendo nella musica.

In sala ho intravisto numerosi violoncellisti e altri musicisti. E in effetti concerti come questo sono davveri eccezionali.
Avranno appreso qualcosa da Brunello, che intanto usciva e rientrava fra gli applausi senza staccare le mani dai suoi due strumenti?
Il tentare, il divertirsi, il credere.
D’ora in avanti tenderò l’orecchio anche alla loro musica.

(2022/11/15)

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Programma:

Partita n. 1 in si minore per violino solo, BWV 1002
Suite n. 5 in do minore per violoncello solo, BWV 1011
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Suite n. 4 in mi bemolle maggiore per violoncello solo, BWV 1010
Partita n. 2 in re minore per violino solo, BWV 1004
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Partita n. 3 in mi maggiore per violino solo, BWV 1006
Suite n. 6 in re maggiore per violoncello solo, BWV 1012
(2022/11/15)