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「if」|丘山万里子

「if」                →Italian

2022年8月8日 KARAS APPARATUS
Text by 丘山万里子(Mariko Okayama)
Photos by Akihito Abe/写真提供:KARAS 

ダンス:勅使川原三郎、佐東利穂子
音楽:『If』

創作ダンス『if』を観る。
勅使川原三郎が自分の創作の拠点としている KARAS APPARATUS。ギャラリー部分には自作のモノトーンのドローイングが並んで展示され、開演を待つ間にその静寂な小空間で精神がきりりと引き締められる、あるいはゆるやかに浮遊し始める。彼の美学で統一されたその設計は、つまりはダンスとは人生の設計だ、とでも言うようだ。未来のダンサーたちを育てるスタジオもあり、そこには汗がきっと染みていることだろう。客席は常連客や生徒と思しき若者たちで埋まり、ステージは暗い。
闇。
人間の生死の最初から最後までを伴走するのは、闇に違いない、と思う。

『If』とは、アメリカのバンドBreadが1971年に発表した曲。
こんなふう。

If a picture paints a thousand words
Then why can’t I paint you?
The words will never show
The you I’ve come to know

音楽が流れるのは、闇に浮かぶわずかな明かりの中で、勅使川原が一人踊ってのち。
彼のつま先が、指先が、動くたび、くねるたび、あたかも展示のドローイングのように宙にその痕跡を残してゆく、それは瞬時であるのに確かにその残影が尾を引き、だから、今あること、在ったこと、次に在ること、を確実に生み出してゆく、ダンスとはそういう「在と不在」の連続の行為であることをまざまざと筆者に知らせる。
それはどこまで続くのだろう?
それは円環なのか、それとも DNAのような螺旋なのか、それとも行方知れずにただ伸びてゆく線なのか。
ないけれど、ある。あるけれど、ないものって何?
あなたがそう聞くので、僕は考えてみた。
かつて、作曲家三善晃との対話本で、氏がそんなことをプロローグに書いていたことを思い出す。
つまり、創作とは、すべてそうしたものだ.....。

If a face could launch a thousand ships
Then where am I to go?
There’s no one home but you
You’re all that’s left me too

KARAS APPARATUS

佐東利穂子が現れる。
女とは常に、男のミューズだ。
と、改めて思う。
そのつま先は、指先は、なぜか弧を描かない。
ほんのわずか彼女の方が、たおやか、なのだろう、つまり意志とは異なる何かをほんの微量含む、と言ったら良いか。そこに「態」、すなわち「状態」あるいは「動態」「静態」のような言葉が、語り出そうとし決して語らない(語れないのでなく、語らない)その寸前のところの「気配」のようなものが含まれる気がして、それを非常にエロティックにも感じ、いや、むしろストイックだ、と思う。
ここに、このダンサーの特性があるのではないか。
筆者はこの曲を知らなかったが、音楽と言葉がそこに漂うと、ひどく胸に滲みる。滲みすぎる。二人のダンサーが、それぞれの孤独を抱え、語らい、むつみあい、けれども永遠に独りであることを、闇の中の肉体は静謐に切なく、伝え続けるのだ。

男は言う。

And when my love for life is running dry
You come and pour yourself on me

If a man could be two places at one time
I’d be with you
Tomorrow and today
Beside you all the way

絡み合っても決して密着しない互いの肉体。
ならば、心はもっと、限りなく遠いだろう。

If the world should stop revolving
Spinning slowly down to die
I’d spend the end with you
And when the world was through
Then one by one the stars would all go out
Then you and I would simply fly away

男が中央スポットライトからステージ脇に身を隠す(客席寄りの暗闇)。
そのときだけ、男の表情(二人のダンサーはほとんど表情を作らない)は微かな悲愁を浮かべ、筆者をえぐる。

Then you and I would simply fly away

どこへ?

勅使川原のコメントによれば。
…もしも地球が回転をゆるめ止まり 世界が終わる時 君とぼくは
最後の時を共に過ごし 星々が消えいく空に 静かに飛んでゆく…
諦めではない一人一人の思い 孤立する者こそ人々の力の素になる

「思い」を「想い」に置き換えてみる。
それは、意思とも意志とも違う。
感情とも異なる。
希みでも希望でも、願いでも願望でもなく、欲求でも欲望でもない、けれども何かしらとても強い何か。抑えきれない何か。自ずと溢れてしまう何か。
なるほど、このところの世界の断裂は個々の孤立を際立たせているが、べつだん、そんなのは今に始まったわけじゃない。
が、眼前のダンスはやがて優しい交感と抱擁に沈んでゆくのだ。
男の靴が時折生み出すわずかな軋み音と女の翻すわずかな風音だけのシーンと、歌声つきのシーンが交互に現れるのだが、歌が入るたび、筆者はびくっとし、呟く。fly away....。
滲みる。そして二人に見入る。
どこへ?

重量と引力をコントロールする人間の営為。
男と女(人と人)のそれぞれの質量だけが描き出すその網目の世界。
質量とは、もしかしたら「想い」だけでできているのかもしれない。
それは常に動き、測れない。

筆者がこのステージに見たのはそれ。

*    *    *

カーテンコール(カーテンはないが)で、まだ息が整わぬうち勅使川原が、感謝の言葉を述べる。
2022年7月イタリア・ヴェネチアで開催の「ヴェネチア・ビエンナーレ・ダンス」部門で金獅子功労賞を受賞したこと。
この小さな場から世界へ翔んだ。
輝くトロフィーを佐東が運んできて、観衆にみせる。
筆者は思った。
この二人のダンスがその奥底に宿す闇と深い静謐は、唯一無二。
それはやはり、世界に通じるのだ、と。

——————————

「if」
8/8/2022 KARAS APPARATUS (Tokyo)

Text by Mariko Okayama
Traduzione dal giapponese: Cristian Cicogna
Foto: Akihito Abe (fornite da KARAS)

Danza: Saburō Teshigawara, Rihoko Satō
Musica: If

 

Assisto allo spettacolo originale di danza if.
Al Karas Apparatus, lo studio che Saburō Teshigawara utilizza come base per le sue creazioni. Nella parte che funge da galleria, sono esposti alcuni suoi disegni in bianco e nero che, in quel piccolo spazio silenzioso, in attesa dell’inizio dello spettacolo, mi fanno tendere i nervi, o forse li fanno sciogliere. Un progetto il suo, unificato sotto la sua estetica, che sembra quasi voler dire: cos’è la danza? È progettare la vita. Uno studio dove allevare futuri danzatori, il pavimento intriso di sudore. I posti sono tutti occupati da spettatori abituali e da giovani che hanno l’aria di essere gli allievi. Il palco non è illuminato.
Buio.
Che cosa accompagna sempre l’uomo nella sua corsa sia nella vita che nella morte? Senza dubbio, il buio, penso.

If è una canzone del 1971 del gruppo americano Bread. Fa così.

If a picture paints a thousand words
Then why can’t I paint you?
The words will never show
The you I’ve come to know

(Se un quadro dipinge mille parole
Perché non riesco a dipingerti?
Le parole non potranno mai mostrare
La te che ho conosciuto)

Saburō Teshigawara danza da solo. Poi la musica galleggia dentro un filo di luce che si fa spazio nel buio.
Le punte dei piedi, e le dita delle mani, ogni volta che si muovono, che si piegano, lasciano nell’aria una traccia, proprio come i disegni esposti. Pur essendo dei movimenti istantanei, appaiono come ombre che indugiano, e ciò dà concretamente vita all’adesso, al prima e al dopo. Mi fanno realizzare in maniera vivida che la sua danza è una successione delle azioni di essere e non essere.
Ma fino a quando continua questa concatenazione?
È circolare? È una doppia elica come quella del DNA? Oppure una linea che si allunga senza una destinazione?
Che cos’è questo non esserci pur essendo, questo esistere e non esistere?
Visto che me lo chiedi, ho provato a pensarci.
Ricordo che così scrisse nel prologo il compositore Akira Miyoshi dopo un’intervista che gli feci.
Cioè, creare è tutte queste cose insieme…

If a face could launch a thousand ships
Then where am I to go?
There’s no one home but you
You’re all that’s left me too

(Se un volto può varare mille navi
Allora dove posso andare?
A casa ci sei solo tu
E sei tutto ciò che mi rimane)

KARAS APPARATUS

Entra in scena Rihoko Satō.
La donna è da sempre la musa dell’uomo, mi ritrovo a pensare convinta.
Le sue, di punte dei piedi, e di dita delle mani, chissà perché, non tracciano archi.
Lei, anche se di poco, è più leggiadra, come dire, ha una infinitesimale quantità di qualcosa che si distingue dalla volontà. Sembra che stia per pronunciare parole come ‘essenza’, ovvero ‘condizione’, oppure ‘dinamicità’, ‘staticità’, ma non le dice. Non che non possa farlo, semplicemente non lo fa. Mi dà l’impressione che si fermi un attimo prima, e trovo il tutto molto sensuale, anzi stoico, direi.
È lì che probabilmente è racchiusa la peculiarità di questa danzatrice.
Non conoscevo la canzone If, ma la musica e le parole mi colpiscono. Anche troppo. I due danzatori, ognuno sostenendo la propria solitudine, confabulano, si stringono, ma i loro corpi nel buio non fanno altro che trasmettere, in modo tranquillo e doloroso, il fatto di essere, eternamente, soli.

Dice lui.

And when my love for life is running dry
You come and pour yourself on me

If a man could be two places at one time
I’d be with you
Tomorrow and today
Beside you all the way

(E quando il mio amore per la vita sta per seccarsi
Tu arrivi e ti riversi in me

Se un uomo potesse stare in due posti nello stesso istante
Io sceglierei di stare con te
Domani e oggi
Accanto a te fino alla fine)

Pur intrecciandosi, i loro corpi non si toccano mai.
Se fosse altrimenti, i loro cuori sarebbero ancor più distanti, incommensurabilmente lontani?

If the world should stop revolving
Spinning slowly down to die
I’d spend the end with you
And when the world was through
Then one by one the stars would all go out
Then you and I would simply fly away

(Se la Terra smettesse di ruotare
Girando piano fino a morire
E quando il mondo fosse vicino alla fine
Con le stelle che si spengono ad una ad una
Allora tu e io semplicemente voleremmo via lontano)

Lui esce dal cono di luce e si nasconde nella parte buia del palco che dà sulla platea.
Solo in quell’istante noto sul suo volto (i due danzatori sono per lo più privi di espressione) una lieve ombra di tristezza che mi scava dentro.

Then you and I would simply fly away

Verso dove?

Dalle note di regia di Teshigawara.

Se la Terra smettesse di girare fino a fermarsi / nell’istante in cui il mondo finisse / tu ed io / passeremmo insieme quell’ultimo momento / e in silenzio voleremmo via / in un cielo dove le stelle si spengono…
Il pensiero di ogni singolo individuo, che non è una resa / proprio la persona che si isola diviene l’elemento di forza del gruppo

Provo a sostituire la parola ‘pensiero’ con ‘riflessione’.
Non è la stessa cosa di voglia, né di volontà.
E differisce pure da sentimento.
Non è speranza, e nemmeno desiderio. Non è richiesta, né supplica. Nemmeno brama o bramosia. Ma è comunque qualcosa di forte, di incontrollabile. Qualcosa che scaturisce spontaneamente.
Chiaro, la frattura nel mondo di oggi mette in risalto l’isolamento dei singoli, ma non è una cosa iniziata ora.
Ad ogni modo, la danza che ho davanti agli occhi procede e affonda in una tenera compassione e in un abbraccio.

Le scene in cui si sente il lieve rumore delle scarpe di lui, o il flebile fruscio di lei che si gira di colpo, si alternano a quelle con la canzone, e ogni volta che parte la musica ho un soprassalto, e bisbiglio:
fly away…
Mi entra dentro. Allora li osservo.
Verso dove?

Questa laboriosa attività umana di bilanciare il peso e la forza di gravità.
Un mondo in mezzatinta dove sono disegnate solo le masse dell’uomo e della donna, o comunque di due persone distinte.
Può darsi che la massa sia formata semplicemente dal ‘pensiero’.
In continuo movimento, non calcolabile.

Questo è quanto ho visto sul palcoscenico.

*    *    *

Ancora con il fiatone, Teshigawara esce per il curtain call (anche se non c’è il sipario) e ringrazia il pubblico.
A luglio è stato premiato a Venezia con il Leone d’Oro alla carriera della Biennale Danza 2022.
Da un piccolo luogo è volato verso il mondo.
Lo raggiunge sul palco Satō, con in mano il luccicante trofeo.
E ho pensato questo.
La danza di questi due artisti, con il buio e l’intima calma che cova nel suo profondo, è davvero unica.
Logico che sia apprezzata a livello mondiale.

(2022/9/15)