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舞い踊る幽玄の精霊たち|チコーニャ・クリスチアン

浄土宗開宗・金戒光明寺開創850年記念に伴う西岡・福谷バレエ団によるダンス・パフォーマンス→Italian

2024年11月10日 浄土宗 金戒光明寺
2024/11/10 Jōdoshū Konkai Kōmyōji

Reviewed by Cristian Cicogna
写真提供:西岡福谷バレエ団

演出: 福谷葉子
振付: 西岡憲吾
作曲: 堀江牧生
音楽: 堀江牧生、大熊勇希
出演: 西岡憲吾(青年)、奈良井琴美(虫)、枡富元穂(土)、正岡未貴(花)、上嶋啓悟(風)、嶋崎未来(雨)、久野紗矢佳(雷)、中田亜優(火)、福谷葉子(光明)
舞台監督:(有)アートファクトリー 高橋克典
デザイン: 中田亜優
衣装: 福谷葉子

 

毎年11月頃、八百万(やおよろず)の神々により出雲大社で縁結びの会議が開かれるそうだ。人間が見当もつかない沢山の情報を神々は知っている。しかし、幽玄の精霊たちが金戒光明寺に集(つど)って舞い踊ることは知っているのだろうか。

唐紙(からかみ)に墨が滲むように曇り空が暮れた。ひっそりとした住宅街を通り抜けると、幅の広い、石ころの階段が突如現れ、その先に重たい夜空を支える堅牢な山門がそびえている。宵闇に輪郭を浮かび上がらせた鐘の存在感が抜群だ。京都が一望できると自慢するお寺の境内が真っ暗で、頑丈な柱だけが照らされた御影堂は宙に浮いているように見える。
中は仄暗く、ひんやりとした空気に漂うお線香の微かな名残が鼻をくすぐる。立派な蓮の造花に加え、4本の大きな蠟燭(ろうそく)が目立つ須弥壇の前は、畳を覆う黒いリノリウムが舞台となっている。日本のお寺らしくない派手やかな飾りをした巨大な天蓋にわだかまる雲龍は険悪な表情をしない。

最初に現れるのは人間だ。同じ褐色のチェロを手に持った男二人が右側にある四角い台に乗り、エンドピンを射した。二人の間にはもう一挺(いっちょう)、榛色(はしばみいろ)のチェロが立っている。精霊も演奏するのだろうか。
灯りが全開に点り出した違和感を吸収する暇もなく、吉備観音が見守る中、沈黙を破るチェロの鋭い音に合わせ、儀式が始まる。
「辛い過去から自分を見失い、寺を訪れる」青年が怖(お)ず怖ずと登場し、目に見えない敵と戦っているような激しいダンスを披露する。
ティンカーベルを思わせる「光明の遣い」の妖精(虫)が、チェロの物淋しい調べが描く線をなぞり、飛んで来る。無言のまま青年を見つめ、彼に一縷の望みを与える。永遠に続く夜はないよと。
次に、土の精霊が現れ、「自然の偉大さを語りつぐ」形で青年を落ち着かせる。二人のチェロの高笑いは自然の声を再現。
土と入り代わり、「芳醇な香りで辺りを包む」花の精霊が登場し、舞台を爽やかに彩る。山笑う御影堂にチェロの旋律が照り映える花の香りを漂わせるのは不思議ではない。
風の精霊が吹き込み、「風を起こし、自由を運ぶ」。苦悩を吹き飛ばしてもらった青年は軽やかに踊る。
しかし、風は雨雲を眠りから起こしてしまったのか、「冷たい触感で刺激する」雨の精霊の出番だ。素早い足踏みで青年を囲い、フラメンコの踊り子を思わせる。罪を洗い流してくれる雨。チェロの音が更にスピードを増し、弓の毛が切れたら、薔薇(そうび)の花弁(はなびら)が台に落ちて来そうなくらいだ。
加わったラテン系の情熱が雷の精霊を呼び起こし、雹(ひょう)まで降って来たような嵐の踊りで青年を巻き込む。「逃れる事の出来ない現実を突きつける」時に人間は弱気になるだろう。逃げちゃいけないぞ。

ともかく、驟雨(しゅうう)一過す。樹雨(きさめ)の音と共に妖精がまた飛んで来る。初々(ういうい)しい羽ばたきを真似るチェロの甘美に心を奪われた青年は一緒に踊る。妖精を高く持ち上げ、その翅(はね)を借りたかのように、悩まされる過去から解放され、自分も飛べそうな気分になる。
チェロの放つ熱気が情欲に燃えた音色のみならず、火の精霊をも搔き立てる。「灯された命の火を燃え上がらせる」ダンスに蝋燭の炎(ほのお)がゆらゆらと揺れた。
音楽は金箔(きんぱ)銀箔(ぎんぱ)ひらめく細波(さざなみ)を立たせながら、倦(う)まず撓(たゆ)まず続く。何もない舞台を転換させる想像力は尽きることがない。
チェロ奏者の台が池に浮く船に変化(へんげ)。音符がまるで棹(さお)から滴る雫のようだ。
空気を貫きさす陽光ではなく、池面(いけも)を歩むかのように、光明の精霊が爪先立ちで現れる。長い坑道の奥から漏れて来る光だ。
チェロは嗄(か)れ嗄(が)れに鳴き、鳥の囀りが御影堂に響き渡る。夜がすっかり明けてしまった。
アンサンブルで元素が光の久遠(くおん)の勝利を舞い踊る。
忘れられない色をした温もりが青年を包む。
チェロのフィナーレが天蓋に吸い込まれてゆく。雲龍は笑み崩れている。

(2024/12/15)

 

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La danza degli spiriti arcani

Cast & Staff
Regia: Fukutani Yoko
Coreografia: Nishioka Kengo
Musiche: Horie Makio
Esecuzione al violoncello: Horie Makio, Okuma Yuki
Danza: Nishioka Kengo, Narai Kotomi, Masutomi Motoho, Masaoka Miki, Ueshima Keigo, Shimazaki Miku, Kuno Sayaka, Nakata Ayu, Fukutani Yoko
Direttore di scena: Takahashi Katsunori (Art Factory)
Design: Nakata Ayu
Costumi: Fukutani Yoko

 

Sembra che ogni anno nel mese di novembre le divinità di tutto il Giappone si riuniscano al Grande Santuario di Izumo per discutere sui matrimoni degli esseri umani per l’anno a venire. Sicuramente sono in possesso di uno smisurato numero di informazioni che gli umani non possono nemmeno immaginare. Ma chissà se sono a conoscenza del fatto che alcuni spiriti arcani (* yūgen) stiano per ritrovarsi al tempio Konkai Kōmyōji per danzare.

Il cielo plumbeo del tardo pomeriggio è imbrunito con la rapidità con cui un foglio di preziosa carta cinese s’imbeve d’inchiostro. Attraverso i vicoli di un tranquillo quartiere residenziale al nord della città, si giunge a una larga scalinata di grossi ciotoli, sovrastata da un mastodontico portale che sembra reggere il peso del cielo notturno. Le curve della grande campana risaltano nella luce del crepuscolo. Il recinto del tempio, che si vanta di avere una meravigliosa vista su tutta Kyoto, è avvolto nel buio. Solo le robuste colonne del Mi’eidō, il tempio principale, sono illuminate, e l’intera struttura sembra levitare nel vuoto.
All’interno, luce fioca, e nell’aria umida una vaga fragranza d’incenso che stuzzica il naso. Davanti all’altare, su cui spiccano dei fiori di loto artificiali e quattro grosse candele, un rettangolo di linoleum nero a coprire i tatami funge da palcoscenico.
Dal soffitto pende un enorme lampadario, esageratamente addobbato per un tempio giapponese. In cima vi si avvita un verde dragone dall’espressione per nulla minacciosa.

I primi ad apparire non sono spiriti. Due uomini, ciascuno con un simile violoncello mogano in mano, prendono posto su una piccola pedana alla destra del palco. I puntali sul legno chiaro. Tra di loro, un piedistallo con un altro violoncello di un bel giallo ocra. Si esibirà anche uno spirito?
Nemmeno il tempo di metabolizzare l’effetto straniante delle luci che anziché spegnersi si accendono del tutto, ed ecco che, sotto lo sguardo vigile di Kibi kannon, il suono acuto del primo violoncello spezza il religioso silenzio e dà inizio al rito.
Un giovane, ‘in crisi d’identità in seguito a dolorose esperienze, fa visita al tempio’.** Avanza a passo incerto, sul volto un’espressione di timore reverenziale mista a un’indefinibile cupezza. Giunto al centro del palcoscenico, inizia una danza frenetica. Si preme le tempie, si tira i capelli, scaccia l’aria davanti a sé, come se stesse lottando contro nemici invisibili.
Seguendo la traiettoria tracciata dalle melanconiche note del violoncello, arriva volando l’Insetto, ‘il messaggero della luce’: una piccola ninfa che ricorda la fata volante di Peter Pan. Fissa il giovane in silenzio, donandogli un filo di speranza. Non esiste notte che non sia succeduta dall’alba.
Poi entra in scena lo spirito della Terra che, con una danza ‘che narra la magnificenza della Natura’, la cui voce è riprodotta dalle altisonanti risate dei violoncelli, regala serenità al giovane.
Quasi a scambiarsi il ruolo, ecco apparire lo spirito dei Fiori ‘che avvolge l’aria con i suoi intensi profumi’ e tinge di vividi colori il nero palcoscenico. E non è per nulla strano che la melodia del violoncello spanda all’interno del Mi’eidō, ridente come un campo fiorito, una rilucente fragranza.
L’impeto dello spirito del Vento ‘scuote l’aria, portando un soffio di libertà’. Una brezza benefica che spazza via i tormenti del giovane, il quale può ora danzare leggero.
Che sia stato il Vento a destare dal sonno questi nembi? Perché è la volta dello spirito della Pioggia, che ‘pungula con la sua fredda carezza’. Batte i piedi a ritmo forsennato intorno al giovane con movenze da ballerina di flamenco. Pioggia purificatrice. Il ritmo dei violoncelli cresce, ad ogni corda dell’archetto che dovesse spezzarsi, immagino vermigli petali di rosa tingere la pedana.
Questa passione latina ha scatenato anche lo spirito del Tuono, che coinvolge il giovane in una danza furibonda, con clangori di tempesta e picchiar di grandine. Quando l’uomo ‘si scontra con la dura realtà a cui non può sfuggire’ diventa insicuro, titubante. Inutile scappare!

La quiete dopo la tempesta. Con il ticchettio delle gocce che cadono dalle foglie riappare la ninfa. Il giovane, rapito dalla delicatezza della melodia del violoncello, che sembra copiare il suo limpido battito d’ali, danza insieme a lei. La solleva in alto e, come se avesse preso in prestito quelle stesse ali, finalmente liberato dalle ossessioni del passato, sente di poter volare.
La febbre sprigionata dai violoncelli non scatena soltanto un suono carico di desiderio, ma anche lo spirito del Fuoco. Ne segue una danza che ‘solleva fiamme che illuminano la vita’ e fa tremare la luce delle candele sull’altare.
La musica continua senza sosta, sollevando piccole onde che sfavillano in riflessi d’oro e d’argento. La sua potenza creativa, che trasforma incessantemente il nudo palcoscenico, è inesauribile.
La pedana dei violoncellisti assume la forma di una piccola barca su un laghetto, le note gocce che cadono dal remo.
Lo spirito della Luce fa il suo ingresso non con la forza irruenta di un raggio di sole, ma avanzando sulla superficie dell’acqua sulle punte. Una luce che filtra dal fondo di una lunga galleria.
I violoncelli alzano la loro voce roca, il cinguettio degli uccelli riempie il Mi’eidō. Finalmente è giunta l’alba.
Tutti gli elementi danzano in coro l’eterno trionfo della luce sulla notte.
Il giovane viene avvolto da un calore di una tonalità indimenticabile.
Al termine dell’esecuzione, la musica si spegne in una eco assorbita dalle alte volte del tempio. Il drago rimasto avvinghiato al lampadario mostra un sorriso compiaciuto.

* Il termine yūgen (pr. iuu ghen) riferito agli spiriti non ha soltanto il significato di misterioso, occulto, ma indica anche, soprattutto nel teatro , una dimensione di profonda, quieta bellezza.
** I virgolettati riprendono dalle note di regia la presentazione dei personaggi.

(15/12/2024)