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Hyper Ambient Club – 未来の中で踊る|チコーニャ・クリスチアン

「奇妙で高解像度な動きをモチーフに、身体が匿名性を帯びた中性的で物質的なイメージへの変化する」振付に挑む敷地理のパフォーマンス 

 Hyper Ambient Club – 未来の中で踊る    →Italian Version

202255日  ロームシアター京都 ノースホール
2022/5/5 Rohm Theatre Kyoto
Text by Cristian Cicogna
Photography by manami tanaka/写真提供:Hyper Ambient Club 2022

演出・振付: 敷地理
音楽・DJ:荒井優作
出演:宇津木千穂、小倉笑、黒田健太、敷地理、服部天音、藤田彩佳、保井岳太
衣装デザイン:OASIS2
ドラマテュルク: 朴建雄
プロダクションチーム : 敷地理、小松菜々子、島田千晴
舞台監督 : 小林勇陽
照明デザイン: 渡辺佳奈
リサーチ協力 : 境佑梨、大迫健司
グラフィックデザイン : 宇佐美奈緒
記録映像 : Nishi Junnosuke
記録写真 : 田中愛美
特別協力 : 原田佳苑、伴朱音
主催 : Hyper Ambient Club

 

ゴールデンウィーク中に私は特殊な「箱」に閉じ込められ、その箱の隙間から未来を覗いてきた。それは四次元の超立方体に入ったらかくやと思われるような体験だった。 

場所はロームシアターの地下二階にあるノースホール。ダンテの地獄を思わせるような赤い壁紙の窮屈なロビーに集まった70人位の観客と共に謎のHyper Ambient Clubに入るのに長い時間待たされた。その間に「撮影許可」という腕章をつけた3-4人の若い係員が何も言わずに写真やビデオの撮影をしていた。だんだんと周囲に期待と好奇心が満ちてきた。外で核戦争が起こっても誰も気づかなかったかもしれない。 

分厚い扉から大音量の音楽が漏れてくると、ようやく入場が許された。最初に驚いたのは舞台がないことだった。そこは体育館と同じくらいの広さで、がらんとした真っ黒の空間だった。よく見ると、壁際に畳2枚ほどの大きさの黒いテーブルが6台置かれていた。さらに、ダンサーが7人いた。全員が衣装には見えないジーンズや短パンを履き、ジャージや花柄のシャツを着ていて、まだ稽古中という感じだ。しかも、踊っていない。いや、体を動かしてはいるけれども、踊りとは到底言えないような動きだ。 

男女二人がひしと抱き合って地面を転がりながら、ダンスフロアを横断する。男のポケットに入っていたペットボトルが体の重みで破裂して、漏れた水が二人の服やゴム製の床を濡らす。

別の三人は互いにもたれ合って中央に座り込み、眠っているようだ。ゆっくりとだが、絶え間なく転がり続ける二人はこの三人の存在をものともせず、幼子がうっかりと砂の城を壊すかのように、意外と脆(もろ)い塊になっている三人を倒して、乗り超えて、奥の壁まで転がって行く。残りのスペースで別の二人がレスリングやラグビーのモールを真似ていて、それはまるで頭で力相撲をしているように見える。

客電が点いたまま、いつの間にか音楽が消えている。濡れたフロアにスニーカーの軋(きし)む音が高い天井へと吸い込まれて行く。スタッフが「自由に動き回ったり自由に踊ったりしても構わない」と観客に伝えるが、多くの人は何が起こっているのか、どこにいたらいいのか分からず、戸惑っているようだ。大学生らしい二十代の若者が多くいるものの、母親と一緒に来ている十代の女の子もいれば、所在無げな様子で歩き回るスーツ姿の中年男もいる。

ようやく客電が消え、白いマスクや明るい色の服を光らせるディスコらしい照明に変わると、音楽が大音量で流れてきた。ダンサー(パフォーマーと呼んだ方が良さそうだが)たちもマスクをして、普通の服装をしているので、観客に混じって動き回ると、区別がつかない。まるでノリの悪いディスコにいるような感じだ。なるほど、これはクラブだ。しかし、ハイパーアンビエントとは? 

突然、入り口の反対側の角にある大きなパネルに映像が映った。海上に浮かび上がる巨大な氷山のイラストで、氷山の至る所から火炎が上がりゆらゆらと揺れている。燃え盛る炎に包まれているのに溶けない氷山。一体、何を表しているのだろうか。ひょっとすると、これがネットで話題のASMR1動画なのかもしれない。ASMRは、脳に刺激を与え、ある種の癒しをもたらすと言われている動画だ。ところが、ダンスとどんな繋(つな)がりがあるのか考えているうちに映像が消えてしまった。 

 パフォーマーたちはそれぞれのテーブルに上がって踊り始める。否、動き始めると言った方が適切だ。違う人の身体(からだ)から腕と脚を借りたような、とてもゆっくりで奇妙な動作が目立ち、動かしている身体がどうしても人間らしく見えない。まだ生み出されていない楽器を演奏するホログラム、銀白色の繭(まゆ)の中で孵化(ふか)間際の蛹(さなぎ)、ランウェイを歩く途中で故障したアンドロイドのモデル、あまりにも小さい水槽に入れられ、身動きが取れない人魚。こういったイメージを喚起するもので、唯一の共通点は叫びたくなるほどの耐え難い孤独だ。 

本作の出演者の一人で、演出と振付を担当する敷地理(しきちおさむ)は演出ノートで次のように語る。 

「ユニセックス(unisex)をキーワードに、既存のジェンダー概念から逃れる中性的な身体について考えると共に、身体が過敏になった状態を催すような空間を“Hyper Ambient Club”と名付け、そこで他者とどのように一時的な関係性を築き一緒に踊り出すことができるかを実験します。 

身体が過敏になった状態とのことだが、それは誰の身体だろうか。パフォーマー? 観客? 無表情で無を凝望しながら高いテーブルの上に立ち尽くすパフォーマーたちを見ていると、彼らが突如、五感を越えた体験をしている半神半人に見えてくる。私は羨ましくてたまらない。自分も台に上がりたいという気持ちを辛うじて抑える。

音楽が流れたり消えたりする中で、私は悟った。音楽がパフォーマーにも観客にも与えられる刺激なのだ。微細な知覚反応の道具。ハイパーアンビエントへの入り口だ。一歩を踏み出したら、間違いなく入れる。このリズムに、この誘惑のささやき声に、どうやって抵抗できるだろうか。しかし、辺りを見回してみても、踊っている者はほとんどいない。呆(あき)れて壁際に凭(もた)れ座り込んでいる人もいる。 

会場にスモークが吹き込まれた。激しく点滅する照明がスモークを切り裂いて、抽象的な模様を描く。ビートの強い音楽が地面を震わせ、その微震が脚から腹部に、腹部から胸を伝(つた)って腰と腕を振るわせ、全身を動かす。身体が自然に踊り出す。その一刹那に私は時空が三次元を超えて、変わって行くような感覚を覚えた。三次元に空間という次元が加えられ、四次元の超立方体に入っていると錯覚した。そして、天井から白く降り注ぐ一筋の光が黒い箱に罅(ひび)を入れ、その僅(わず)かな隙間から私には未来が見えた。 

現れたのは匿名で中性的な(しかし、複製された)身体の共同体。クローンのハイパーコミュニティー。 

私はテーブルを次から次へと巡り、奇妙な動きを見せるパフォーマーたちを見たり、「撮影許可」の腕章をつけ観客に混じって撮影を続ける撮影係のデジカメやスマホのスクリーンに写る写真を覗いたりした。やがて、パフォーマーたちが美術館の台に載せられた展示品のように見えてきた。現在と未来の境界線にある美術展を見ているような気分だ。これからNFT2アートが普及すれば、将来、時間(とき)の匂いがする額に納められ、絵具を塗り重ねた絵画が無くなり、美術館は宇宙ステーションのような無機質な場所になるのだろうか。 

私は一人のパフォーマーに注目した。表情のない顔、匿名でニュートラルな身体。これは人間か。ハイバネーションへの遷移中の宇宙飛行士か。それとも、アンドロイドか。人間性さえも曖昧だ。最初のASMR動画を思い出して、燃える氷山から生まれたモノではないかと訝(いぶか)ってしまう。血管には血が流れておらず、燃え尽きることのない氷かもしれない。キャップが取り外されたペットボトルを片手に、捻(ね)じった身体を目には分からないほど非常にゆっくりと動かしている。身体の角度が変わって行くにつれて、ペットボトルの口から水が一滴一滴と零れ始める。(血管の中の氷が溶けてきたかと思った自分がおかしい。)黒いテーブルに滴(したた)り落ちた水滴が白い照明に照らされ、糸が切れてバラバラになってしまった数珠の玉に見えた。その時、未来のハイパーコミュニティーには絵画の他に、宗教が不要になるだろうと私はふと思った。少なくとも、お年寄りの居場所がなさそうだ。 

音楽のフェードアウトと共に、パフォーマーたちの動きが完全に停止する。まるでぜんまいが切れたからくり人形のように。 

未来がもっと個性のある、人間性の強い、床しい場所であることを願うところだ。Hyper Ambient Clubで覗き見た未来は私にとって好ましくはないけれども、社会の進化を一体誰に止められようか。 

1 ASMR(Autonomous Sensory Meridian Response 自律感覚絶頂反応)とは、聴覚や視覚への刺激によって人が感じる反応・感覚。
2 NFT (Non-fungible token 非代替性トークン)アートとは、無限に複製可能なデジタルアートを指すもの。 

 (2022/6/15) 

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Hyper Ambient Club – Danzando nel futuro

Text by Cristian Cicogna
Hyper Ambient Club 2022, Photography by manami tanaka

Regia, coreografia: Osamu Shikichi
Musica, DJ: Yusaku Arai
Interpreti: Chiho Utsugi, Emi Ogura, Kenta Kuroda, Osamu Shikichi, Amane Hattori, Ayaka Fujita, Gakuta Yasui
Costumi: OASIS2
Drammaturgia: Kenyu Paku
Produzione: Osamu Shikichi, Nanako Komatsu, Chiharu Shimada
Direttore di scena: Yuhi Kobayashi
Luci: Kana Watanabe
Ricerche: Yuri Sakai, Kenji Osako
Grafica: Nao Usami
Riprese video: Nishi Junnosuke
Fotografia: Manami Tanaka
Special Cooperation: Kanon Harada, Akane Ban
Organizzazione: Hyper Ambient Club

 

Durante il ponte delle festività correlate al Golden Week, sono entrato in una ‘scatola’ del tutto singolare, e attraverso le sue fessure ho sbirciato nel futuro. Un’esperienza che mi ha fatto provare l’impressione di essere finito in un ipercubo quadrimensionale.

North Hall del Rohm Theatre di Kyoto, strette e ripide scale fino al secondo piano interrato e carta da parati rosso fuoco che rievocano sinistramente l’Inferno dantesco. Insieme a una settantina di persone attendo in un angusto corridoio di entrare nello Hyper Ambient Club, ma soprattutto di capire di che cosa si tratti. Tre o quattro persone dello staff si aggirano tra di noi con macchine fotografiche e cellulari montati su cavalletti manuali, scattando foto e riprendendo in video il pubblico, senza una spiegazione o una scusa come da manuale della consueta gentilezza nipponica. Ci accontentiamo delle fasce sul braccio con gli ideogrammi che recitano ‘permesso di foto e riprese’. Anche la proverbiale puntualità stranamente non viene rispettata. Con l’attesa una curiosità piena di aspettative riempie la piccola bolgia. In superficie potrebbe essere scoppiata la terza guerra mondiale e nessuno se ne accorgerebbe.

Una musica techno a tutto volume che filtra dalla pesante porta custodita da una giovane addetta in guanti bianchi è il segnale che finalmente si può accedere alla sala. Ci accoglie una serie di sorprese. La prima è l’assenza di un palcoscenico. Sembra di stare in una palestra completamente foderata di nero, una perfetta scatola nera e vuota. A essere precisi, lungo le pareti ci sono sei tavoli quadrati, della misura di due tatami, ovviamente neri. E al centro sette danzatori. Indossano jeans, pantaloncini corti, tute, camicie a fiori, dando l’impressione di essere stati colti mentre stanno ancora provando. E non danzano. Si muovono, ma sono movimenti che risulta difficile definire danza.

Un ragazzo e una ragazza, abbracciati stretti stretti, rotolano per terra con una lentezza quasi esasperante. Il peso dei corpi ha schiacciato una bottiglietta d’acqua infilata nella tasca dei jeans di lui, e l’acqua che fuoriesce bagna i loro vestiti e la superficie di gomma della sala. Altri tre danzatori seduti al centro, sostenendosi a vicenda con la schiena, sembrano addormentati. La coppia, se pur lentamente, procede imperterrita verso di loro, ignorandone la presenza e, come un bambino maldestro che distrugge un castello di sabbia, abbatte l’inaspettatamente fragile ammasso dei tre corpi, superandolo, e continua a rotolare verso il fondo. Nello spazio rimasto, altri due interpreti si fronteggiano in una sorta di lotta greco-romana o in qualcosa che richiama le mischie del rugby.

Le luci di sala sono ancora accese e non c’è musica. Lo stridio delle scarpe da ginnastica sul pavimento bagnato va a spegnersi contro l’alto soffitto. Una ragazza dello staff invita il pubblico a muoversi liberamente e a danzare a piacimento durante lo spettacolo, ma la maggior parte dei presenti si sposta titubante e le mascherine non nascondono il disagio di chi non ha ancora colto il senso di cosa stia succedendo. Ci sono molti giovani presumibilmente universitari, ma anche teenager con la mamma al seguito e un signore di mezza età in giacca e cravatta, decisamente spaesato.

 

Finalmente le luci si spengono e la musica esplode riempiendo la ‘scatola’. Fasci di luce verticali, che mettono in evidenza il bianco delle mascherine e dei vestiti, e la musica dance creano un’atmosfera da discoteca. I ballerini (ma sarebbe più corretto chiamarli performer) nei loro abiti informali spesso si confondono con il pubblico e non è sempre facile distinguerli. D’accordo, l’aria un po’ moscia, ma siamo nel Club. Ma dov’è, o meglio, cos’è lo Hyper Ambient del titolo?

All’improvviso, sull’angolo della parete opposta all’ingresso, compare la proiezione di un’immagine mal definita. Non si tratta di uno schermo né di un pannello, forse una griglia a maglie molto fitte. Anche il disegno non è chiaro, io ci vedo un grande iceberg a quattro punte, con lingue di fuoco in movimento che escono da tutte le parti. Un gigantesco iceberg avvolto dalle fiamme che tuttavia non si scioglie. Che senso può avere? Potrebbe trattarsi di uno di quei video ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response) di cui tanto si parla tra le comunità social: brevi video che, stimolando i sensi attraverso suoni ed immagini, dovrebbero trasmettere al cervello una sensazione di rilassamento. Mentre cerco di capire quale nesso potrebbe avere con lo spettacolo, il video sparisce e si ritorna nel buio quasi totale.

 

I performer salgono sui tavoli e iniziano a danzare. Anzi, mi correggo, a muoversi. Movimenti anomali, indecifrabili, lenti, oppure a scatti, dando l’impressione che stiano azionando un corpo che non è il loro, come se gambe e braccia fossero stati presi in prestito da un altro corpo. Avendo poco di umano, l’effetto risulta alquanto straniante. Un ologramma che suona uno strumento non ancora inventato, una crisalide nel suo involucro argenteo un attimo prima della schiusa, una modella androide che va in tilt sulla passerella di una sfilata, una sirena imprigionata in una vasca talmente stretta da impedirle di muoversi. Mi vengono in mente immagini di questo tipo. L’unico punto in comune: una solitudine tanto sottile quanto insopportabile.

Osamu Shikichi, che oltre a essere uno dei performer dello spettacolo ne cura anche la regia e la coreografia, spiega così il concetto dell’opera:

‘Prendendo come parola chiave il termine unisex, e pensando a un corpo neutro che sfugga al concetto predefinito di genere, ho ideato uno spazio dove si crei un ambiente che renda il corpo ipersensibile, e l’ho chiamato Hyper Ambient Club. È un esperimento per vedere se sia possibile instaurare una relazione temporanea fra sconosciuti e danzare insieme a loro’.

Un ambiente che renda il corpo ipersensibile. Ma il corpo di chi? Del performer? Dello spettatore? Osservando dal basso i performer in piedi sugli alti tavoli neri, quasi immobili, a fissare il vuoto privi di espressione, all’improvviso mi appaiono come dei semidei racchiusi in corpi che siano andati oltre l’esperienza dei cinque sensi. E provo una smisurata invidia nei loro confronti. A stento trattengo l’irrefrenabile voglia di salire anch’io su uno di quei tavoli.

Mentre la musica va e viene, mi si accende la lampadina: eureka! È la musica lo stimolo che viene dato sia ai performer che agli spettatori. Lo strumento che smuove la percezione sensoriale, il codice di accesso allo Hyper Ambient. Compiuto il primo passo, l’ingresso è assicurato. Come si fa a resistere a questo ritmo, a questo allettante sussurro? Eppure, guardandomi intorno, mi accorgo che quasi nessuno danza. Qualcuno si è seduto appoggiato al muro, le ginocchia strette fra le braccia, lo sguardo attonito.

Parte l’effetto nebbia. Le luci stroboscopiche tagliano le dense volute di fumo disegnando nell’aria motivi astratti. Il rombo della musica fa tremare il pavimento in piccole scosse che dai piedi passano al ventre, dal ventre al petto e da qui si trasmettono ai fianchi e alle braccia. Il corpo, scosso dalle vibrazioni, si mette in movimento, comincia inevitabilmente a danzare. In quello stesso istante ho la netta sensazione che lo spazio-tempo si alteri, superando la terza dimensione e che l’aggiunta di una quarta mi proietti all’interno di un ipercubo quadrimensionale. La luce bianca che a fili scende dal soffitto provoca delle crepe nella scatola nera ed è attraverso quelle fessure che intravedo il futuro.

Ciò che mi appare è una comunità di corpi anonimi e neutri, riprodotti in serie. Una Hyper Community composta da cloni.

 

Mi aggiro fra i tavoli, studiando gli strani movimenti dei performer o spiando le immagini sullo schermo delle macchine digitali e dei telefonini degli addetti alle riprese che senza sosta documentano lo spettacolo. E a poco a poco quei corpi mi sembrano opere d’arte poste sugli alti piedistalli di un museo. Un museo in bilico sulla linea che separa il presente dal futuro. Con il diffondersi degli NFT (contenuti digitali che rappresentano oggetti del mondo reale come opere d’arte, musica, giochi e collezioni, e dotati di un certificato di proprietà) i musei come li conosciamo adesso, con i quadri fatti di strati sovrapposti di pittura a olio, polvere e sudore, le cornici che emanano l’odore del Tempo, saranno forse sostituiti da posti come questo, asettici come stazioni spaziali orbitanti?

Concentro la mia attenzione su uno dei performer. Volto senza espressione, corpo androgino, nessuna peculiarità. Sarà un essere umano? Un astronauta nel bel mezzo del processo di ibernazione? Oppure un androide? I tratti umani sono talmente labili che, ripensando al video ASMR iniziale, mi sorge il dubbio che sia un essere uscito fuori da quell’iceberg in fiamme e che nelle vene al posto del sangue abbia ghiaccio che arde all’infinito. Il corpo in torsione in una posa decisamente scomoda, con in mano una bottiglietta d’acqua senza tappo, compie dei movimenti lentissimi, quasi impercettibili. Tuttavia l’inclinazione del corpo cambia poco a poco, facendo sì che l’acqua fuoriesca goccia dopo goccia. (Buffamente mi ritrovo a pensare che sia il ghiaccio che gli si sta sciogliendo nelle vene.) Le gocce cadute sulla lucida superficie del tavolo, illuminate dalle bianche luci verticali, si trasformano ai miei occhi nei grani di un rosario spezzato. E immagino che nella Hyper Community del futuro non ci sarà posto per la religione, e tanto meno per gli anziani.

Mentre la musica evapora in un lungo fade-out, i corpi dei performer rimangono immobili sopra i tavoli, proprio come giocattoli a cui sia finita la carica.

A differenza di quello intravisto nello Hyper Ambient Club, mi auguro che il futuro sia un posto più umano, originale e accogliente, ma sono cosciente del fatto che nessuno può fermare l’evoluzione della società umana.